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L’ITALIA DELLA BUROCRAZIA



In un mio precedente blog (L'equivoco nasce dall'inizio), mettevo in evidenza alcune anomalie che emergono leggendo ed applicando i dettami della carta costituzionale.
E’ inutile ripetere che questo nostro Paese si nutre, vive e prolifera di burocrazia. Le piccole e medie imprese sono schiacciate dal peso di questo moloch che, ogni anno, grava su di loro per 23,1 miliardi di euro. Lo ha affermato la Cgia di Mestre: attraverso uno studio ha stimato che ogni azienda italiana con meno di 250 dipendenti subisce un onere medio annuo pari a 5.269 euro.
Secondo Karl Emil Maximilian Weber, che è considerato uno dei padri fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione indica il termine burocrazia come il "potere degli uffici" (dal francese bureau): un potere (o, più correttamente, una forma di esercizio del potere) che si struttura intorno a regole impersonali ed astratte, procedimenti, ruoli definiti una volta per tutti e immodificabili dall'individuo che ricopre temporaneamente una funzione.
Nel Bel Paese la sua nascita la si può datare fin dal I° sec d.c. con l’imperatore Claudio - che apportò una sostanziale novità rispetto al tradizionale accentramento del potere politico nelle mani del Senato, mediante un progressivo svuotamento dei poteri di quest'ultimo a beneficio della nuova classe.
Questa breve introduzione storico - sociale dimostra che dall’imperatore Claudio ai giorni nostri la burocrazia, per colpa di una classe politica sempre più inetta e sciatta, usa solo a tutelare e ad aumentare in modo esponenziale i propri privilegi ha abdicato, a favore dei “grands commis” di stato, la loro funzione.
Ogni Ente o Ufficio pubblico ha dirigenti, funzionari, impiegati, uscieri. Il legislatore sempre più nel pallone, legifera in modo convulso e sconclusionato perché distante anni luce dalla realtà quotidiana. Prevede sanzioni pecuniarie che sono il più delle volte vere e proprie estorsioni.
In ogni nazione civile, ma soprattutto in quelle anglo sassoni, è il pubblico al servizio del cittadino, in Italia è l’esatto contrario. In quei Paesi se il pubblico ministero, o il pubblico funzionario sbaglia è “licenziato” in Italia è promosso o quanto meno continuerà a fare macelli.
Cosa succede a quel solerte funzionario erariale che accerta un maggior reddito che poi non è confermato dalla magistrato di merito? Nulla. Al contribuente, invece, costa anni di vicissitudini, anticipi di parcelle, anticipi d’imposta a prescindere (!), umiliazioni, per poi alla fine essere riconosciuto “non evasore”. Chi ringraziare di tutto questo? Penso che ognuno di voi ci arrivi da solo.
E lo stesso vale per quel PM, che sull’onda dei mass media, arresta il potente di turno salvo poi, l’inquisito, essere completamente scagionato se non addirittura in istruttoria. Chi lo ripaga di tutte le disavventure umane, finanziarie, affettive subite? Ci si chiede perché il chirurgo è inquisito se è dimostrata la sua imperizia mentre il magistrato che arresta chi non avrebbe dovuto esserlo non subisce lo stesso trattamento. Il bello è che nelle aule dei tribunali pomposamente emerge la  dicitura: “La legge è uguale per tutti”
Su quanto appena detto mi riservo di ritornarci in un prossimo blog.
Tutto ciò è figlio della burocrazia. Questo cancro è maggiore nel sud del pianeta. I motivi sono dei più disparati. La sopravvivenza di questo moloch permette a milioni d’individui di trarre sostentamento. La maggior parte dei politici nostrani, mestieranti di professione, creano false necessità per giustificare l’istituzione di nuovi organismi che dovranno avere a loro volta dirigenti, funzionari, impiegati, segretarie, uscieri….Tanti dipendenti tanti voti di ringraziamento. Il problema si accentua se si considera che una larghissima fetta non ha le competenze dovute né la specifica preparazione che il mondo globalizzato pretende.
La linfa vitale per la sopravvivenza “burocratica” è naturalmente foraggiata dalla politica. In Italia si legifera in modo disordinato, migliaia di norme molto spesso in contraddizione tra di loro, cervellotiche leggi (invito chi ha la pazienza a leggere una norma fiscale agevolativa - e interpretare rebus di questo tipo: se il reddito è inferiore al 10% del reddito presunto maggiorato degli importi di cui ….. e ancora: il tutto dovrà essere supportato da idonea documentazione che comprende una caterva di documenti che, a loro volta dovranno essere “conservati  ed esibiti su semplice richiesta" dell’ente accertatore! Per il burocrate la richiesta da fare è semplice (se no si stanca troppo), per il suddito è, come visto, tutt'altra storia.
Ai tempi del ragioneria un mio professore di diritto invitava noi studenti a leggere la sera, prima di addormentarci, un articolo del codice civile per apprendere il dono della sintesi. Oggi provate a leggere lo stesso codice (del 1942) che dopo settant’anni di modifiche e aggiunte gli è rimasto solo il titolo “ R.D. 16 marzo 1942, n. 262 - Approvazione del testo del Codice Civile”. Il contenuto in larghissima parte è stato modificato, integrato, abrogato, insomma è diventato un libro da rebus.
Così com’è ora strutturata, l’Italia non potrà mai essere competitiva e, fin quando ci sarà questa forma arcaica di stato dove una parte dei cittadini (burocrati) frena e ostacola con leggi e leggine il normale svolgimento di qualsiasi attività economica nulla di buono potrà essere partorito.
Speculare ai burocrati vi è la parte (produttiva del Paese) che con il loro lavoro e il pagamento delle tasse, imposte, contributi, canoni, bolli, marchette e balzelli vari pagano gli stipendi a chi li frena.
Finché ci sarà questa dicotomia si farà poca strada e prima o poi il sistema collasserà, tutto sarà azzerato e solo allora riavremo un nuova primavera. Spero solo di poterla vedere.


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