Quanto sto per dirvi, ad essere sincero, mi è stato suggerito dal
mio figlio più giovane: Alessandro (acuto politico).
In Italia le cose di cui non si può mai parlare male sono
sicuramente almeno due: la mamma e la costituzione italiana.
Tralasciamo la mamma e soffermiamoci sulla costituzione tanto
difesa dai tromboni che ci imboniscono sulla sacralità di detto documento.
Leggiamo la carta costituzionale francese e all’art. 1 ci spiega
che:
“La Repubblica e i popoli
dei territori d'oltremare che, per un atto di libera determinazione, approvano
la presente Costituzione formano una Comunità.
La Comunità è fondata sull'eguaglianza
e la solidarietà dei popoli che la compongono”.
La carta costituzionale tedesca sempre all’art. 1 precisa che:
“La dignità dell'uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla.
(II) ...............”
La carta costituzionale spagnola ci ricorda all’art. 1 che:
“La Spagna si costituisce
come Stato sociale e democratico di Diritto che propugna come valori superiori
del suo ordinamento giuridico la
libertà, la giustizia, l'eguaglianza e il pluralismo politico.”
Per finire la piccola Austria prevede nella sua carta
fondamentale all’art 1 che “L’Austria è
una repubblica democratica. Il suo diritto emana dal popolo.”
I francesi mettono al primo posto valori e principi sacri come
l’uguaglianza e la solidarietà dei popoli.
Per i tedeschi la dignità dell’uomo è un bene inviolabile e lo
Stato la deve rispettare e proteggere.
Anche per gli spagnoli sono beni superiori la libertà, la
giustizia, l’uguaglianza e il pluralismo politico.
Gli austriaci ci ricordano che sono democratici e il loro
diritto emana dal popolo.
I nostri decantati “padri costituenti”, sicuramente dopo
estenuanti trattative tra la componente comunista e quella democristiana si
accordano su come dar vita alla carta costituzionale iniziando in tal guisa:
“Art. 1 L'Italia è una
Repubblica democratica, fondata sul
lavoro.
La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione.”
Mentre gli altri popoli si rifanno ad alti principi, quali
l’uguaglianza, la libertà, la giustizia, la dignità dell’uomo, per i nostri
costituenti, invece, non assume importanza l’uomo, ma fanno assurgere a un bene
costituzionalmente protetto: il lavoro.
Forse i nostri padri ritenevano che il lavoro, per gli altri
popoli, fosse un optional, tanto da preoccuparsi d’inserirlo fin dalla prima
riga e tralasciare, l'individuo.
E’ evidente che subito ci si mette in un cul de sac. Come si può
fondare una nazione sul requisito del lavoro se poi milioni di cittadini o non
c’è l’hanno o lo hanno perso? E, allora, se il lavoro per i nostri padri era
così importante tanto da inserirlo nella prima riga della costituzione, è lo
Stato che ora DEVE garantire a tutti
e quindi anche a chi non c’è l’ha il lavoro. Non mi pare sia così: anzi!
Se la scrittura del primo comma è a dir poco infausta il secondo
ci deve far subito pensare con chi avremo avuto a che fare.
Pomposamente si afferma che la sovranità appartiene al popolo ma
subito dopo si affrettano a precisare che è limitata. Da chi? Ma dalla
costituzione! Insomma siamo cittadini a piede libero.
Quanto fin qui trattato è solo il primo articolo e già emergono
inconcludenze e limitazioni alla libertà dei singoli, in nome di cervellotici
principi che sono fatti assurgere a dogmi.
Continua……..
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